Diceva Vico Mossa nel 1957: «vidi anni addietro perfino un rullo compressore, con il cilindro ricavato da un grosso rocco di colonna di granito. Non c’è giardinetto che si rispetti, non c’è piazza che non abbia qualche frammento romano... Porto Torres appare la città più archeologica della Sardegna...».

Le terme ed il quartiere ad Est della stazione ferroviaria

Poco prima di raggiungere il piazzale della stazione ferroviaria sono visibili sulla sinistra, tra la vegetazione, resti di strutture antiche: muri edificati in opera a telaio, un’abside in blocchetti di calcare, restaurata superiormente in laterizio. Gli scavi, eseguiti negli anni ’60 sotto la direzione di G. Maetzke, hanno portato in luce due quartieri di abitazione separati da una strada, uno disposto a terrazze lungo il fianco della collina, l’altro alla base di essa. Su una parte di quest’ultimo, che risale all’epoca di Augusto, venne ad impostarsi, in età imperiale avanzata, un impianto termale: l’abside è quanto rimane di un ambiente riscaldato (caldarium) quadrangolare. Poco lontano fu rinvenuta, nel 1927, la lunga iscrizione commemorante la vittoria del duca bizantino Costantino sui Longobardi e sugli “altri barbari’’, attualmente conservata nella basilica di san Gavino.

Anche l’altura nella quale fu ricavato il tunnel ferroviario era popolata in antico: gli interventi di scavo che si sono susseguiti nell’area hanno portato in luce tratti stradali, murature, due pavimenti musivi che sono andati perduti, alcune sculture, conservate per lo più al Museo Nazionale G. A. Sanna di Sassari, e molti oggetti d’uso comune.

Le terme dette “Palazzo di Re Barbaro’’ e il quartiere ad esse contiguo

Le considerevoli emergenze monumentali prossime all’Antiquarium appartengono ad un complesso di carattere pubblico e sono rimaste sempre visibili nei secoli, stimolando la fantasia popolare che le interpretò come le rovine del palazzo di Barbaro, detto poi re Barbaro.

Questi, secondo il tardo ed inaffidabile racconto del martirio di Gavino, sarebbe stato il governatore dell’isola che lo condannò alla decapitazione.

Delimitato da due cardines e da due decumani, l’edificio fu ampiamente rimaneggiato in antico; in una prima fase, che è stata attribuita alla fine del I sec. a.C., i vani si disponevano assialmente da ovest (ingresso) ad est (calidarium) e le murature erano in laterizio.

La fase edilizia oggi visibile presentava un orientamento in senso nord-sud, murature per lo più in opera vittata di calcare e laterizio, copertura con grandi volte ora crollate, pavimenti musivi databili alla fine del III — inizi del IV sec. d.C.

I dati per una ricostruzione della forma urbanistica non sono molti, ma sufficienti per ipotizzare un primo insediamento presso il rio Mannu, dislocato su entrambe le rive, secondo il modello del porto-canale abbastanza diffuso in età repubblicana e all'inizio del periodo imperiale.

Tra la fine dell'età repubblicana e l'età augustea, la città venne dotata delle principali infrastrutture viarie e portuali, di un acquedotto e forse di un primo impianto termale (prima fase delle "terme centrali"?), assumendo connotati urbanistici e architettonici pienamente romani.

Per la prima età imperiale sono attestati quartieri abitativi nell'area dove sorgeranno le "terme Maetzke" e presso l'Antiquarium Turritano.

Tra la metà del I e la metà del II sec. d.C. furono costruiti un bacino per la raccolta dell'acqua ("lacus") e forse le "terme Maetzke", e le "terme centrali" furono interessate da una seconda fase edilizia.

Tra la fine del II e il III sec. d.C. la città prosperò con i traffici marittimi, l'economia interna ceralicola e di allevamento, la pesca, l'attività estrattiva e artigiana. L'abitato si riorganizzò nei pressi del nuovo porto, forse presso l'attuale darsena; qui sorsero il magazzino od "horreum" (corso Vittorio Emanuele II) e un altro edificio (presso il Banco di Sardegna) probabilmente legato alle attività portuali.

A questo periodo risalgono anche la costruzione del tratto di mura lungo la sponda destra del rio Mannu, l'ultima fase delle "terme centrali" e probabilmente le "terme Pallottino".

La crescita urbana si arrestò tra la fine del IV e gli inizi del V sec. d.C..

Non si conosce la reale estensione della città, ma la dislocazione delle necropoli può dare dei punti di riferimento. Sono state identificate tre aree funerarie: la necropoli occidentale (o di Marinella) sulla riva sinistra del rio Mannu, quella meridionale (o di Monte Agellu) estesa al di sotto dell'attuale centro cittadino e quella orientale che si estende nel lungomare e che comprende l'ipogeo di Tanca Borgona, il complesso funerario di Scogliolungo, le tombe di Balai e il complesso ipogeico di San Gavino a mare.

Alla luce di queste considerazioni, appare poco probabile un'estensione della città fino all'area dell'attuale centro (corso Vittorio Emanuele II, area al di sotto della Banca Nazionale del Lavoro e presso la piazza Umberto I), se non per alcuni punti nei quali gli scavi hanno evidenziato strutture abitative e magazzini che si sovrappongono e che spesso vengono ricoperti da sepolture. È probabile che lo sviluppo di queste aree periferiche si riferisca al momento della massima espansione della città, in età severiana (III secolo d.C.).

Monumento visitato il 6/12/2007 - Monumenti ed area archeologica Porto Torres






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