Si è tenuto presso la nostra scuola il convegno conclusivo del progetto: “Sa die de sa Sardigna – principi e tematiche del nuovo statuto di autonomia”. Durante la seconda mattinata alcuni studenti delle classi quinte hanno presentato i loro lavori basati sul tema di Identità e Territorio.

L’idea principale che è andata affermandosi durante la prima mattinata, nelle relazioni dei Proff. Piero Sanna e Paolo Fois, è quella che senza una adeguata comprensione, o perlomeno conoscenza, della propria identità, non è possibile alcun dialogo con l’estraneo da me, con “gli altri”. E perciò è necessario aver studiato la storia della Sardegna, insieme alla storia dell’Unione Europea.
Piero Sanna ha illustrato i momenti principali della storia dell’isola, a cominciare dall’epoca dei Giudicati, e ciò ci ha rassicurato poiché anche noi con i ragazzi avevamo iniziato a pensare all’idea di indentità, fondata soprattutto sull’uso della lingua sarda, a partire dal periodo giudicale, in cui troviamo uno dei documenti più antichi del nostro Medioevo, la “Carta de Logu”.
E’ stato ribadito più volte durante il convegno che il fatto di iniziare dallo studio della nostra cultura non vuol dire che siamo chiusi alla conoscenza di ciò che è estraneo a noi, come qualcuno crede. “L’identità nasce dal confronto con gli altri”, ci ha detto Piero Sanna; “la propria identità non è provincialimo”, ha aggiunto Paolo Fois, e ha continuato affermando che l’Europa Unita rappresenta una unità nella diversità, e la sua forza sta proprio in questo, nell’incontro tra culture molto diverse, ognuna con la sua bellezza e specificità, la sua storia, lingua, letteratura e tradizioni.
Anche l’intervento puntuale dell’onorevole Simonetta Sanna, in risposta agli studenti che chiedevano che vantaggi potevano avere i sardi nel rinnovare il loro statuto, ha chiarito che prima di pensare a come confrontarci con il resto del mondo dobbiamo imparare a confrontarci tra di noi, e a “risolvere prima le nostre questioni interne”, in una Sardegna “caratterizzata dal perdurare dei rapporti di rete, familiari o di censo e ceto, che determinano la sua forte staticità”.

Il secondo giorno, curiosamente, abbiamo sentito esprimere idee diverse e a tratti quasi opposte. Nelle relazioni del Prof. Carlo Marcetti e dell’onorevole Paolo Maninchedda, l’idea che è emersa sul concetto di identità è che forse è solo un mito, e ognuno (ogni sardo?) ha la propria idea personale di identità, talvolta anche piuttosto provinciale.
Paolo Maninchedda farebbe iniziare la storia della coscienza di un’identità sarda dal periodo immediatamente seguente la prima guerra mondiale, quando molti sardi morirono senza sapere neanche perché. Il fatto di voler fare iniziare la storia dell’identità sarda dal periodo giudicale è a suo parere una falsità, se si pensa che in quel periodo i sardi erano tutti schiavi di una decina di potenti famiglie; l’epoca d’oro dei Giudicati “è una leggenda creata dai piemontesi”, ha sostenuto, “che hanno voluto demonizzare la dominazione catalana e quindi far diventare i Giudicati un paradiso terrestre”.
Mi spiace non aver avuto il tempo per chiarire che l’identità non è tutto rose e fiori e che neanche durante le Signorie in “Italia” si parlava ancora di Welfare State.
Per fortuna in chiusura di convegno, per rincontrarci in quel territorio neutrale dei “suoni” di una cultura, abbiamo trovato conforto nella lingua bittese del discorso del Prof. Gino Calvisi, insegnante di Italiano e Latino al Liceo “Michelangelo Pira” di Bitti, che attraverso le parole di Cicito Masala ci ha ricordato che “la lingua è il mondo, la lingua è la nostra vita, senza lingua non c’è popolo…Dovunque la lingua affiora poiché è la base fondamentale della vita.”
E rapiti dall’ incanto mi sono sembrati anche i nostri ragazzi, quando i tenores “Monte Bannitu” di Bitti, dei giovani come loro, hanno anch’essi rivolto loro la parola in sardo, presentando le canzoni che andavano ad eseguire, concludendo l’incontro nel modo più bello. Anche i nostri studenti hanno ricambiato l’omaggio eseguendo il primo ballo sardo della loro vita, e ho come l’impressione che qualcuno continuerà a ballare…

Maria Grazia Pichereddu


Per seguire il dibattito più importante, cioè quello relativo alle regole che dovrebbero esserci alla base di ogni tipo di decisione in merito al nuovo statuto, è opportuno conoscere la legge statutaria approvata il 7 marzo 2007.
Questa legge ha scatenato diverse polemiche. Per farsi un’idea sarebbe giusto leggere (o ascoltare) qualche opinione diversa: quella di coloro che l’hanno approvata (conferenza stampa del Presidente della Regione Renato Soru) e quella di coloro che hanno espresso critiche (file Mp3 di 2.5Mb dell’intervento dell’onorevole Paolo Maninchedda in Consiglio Regionale – scaricato da http://blog.libero.it/admetalla/2493056.html).