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 Contratto Formativo

Rapporti Scuola-famigliamgp ha scritto: "Materia: INGLESE
Prof.ssa Maria Grazia Pichereddu


Questo breve documento, attraverso il chiarimento di alcuni nodi fondamentali della didattica delle lingue straniere, vuole essere un aiuto per i genitori e al tempo stesso un accordo reciproco, dove tutti, docenti, studenti e genitori si propongono di collaborare per la migliore riuscita del percorso didattico e a maggior garanzia del successo scolastico.



Nozioni fondamentali sull’apprendimento delle lingue straniere a scuola.

Qualsiasi essere umano apprende almeno una lingua, molti anche due, sotto forma di dialetti o seconde lingue. E’ una capacità, quindi, comune, anche se a livelli diversi , a tutte le persone e non dipende quindi da particolari doti intellettuali. Ma a differenza del modo di apprendere “naturale”, che porta un bambino nel giro di 4-5 anni ad acquisire una più che sufficiente abilità per capire ed esprimersi a livello elementare, a scuola non è possibile “simulare” tale situazione con 3-4 ore la settimana. E’ necessario, quindi, attivare altre strategie, insieme al metodo “naturale”, che è comunque quello da me principalmente adottato durante il lavoro in classe.
La lezione è tenuta per quanto possibile utilizzando solamente la lingua straniera – questo per costringere i ragazzi ad uno sforzo che va nella direzione dell’acquisizione spontanea, più efficace e duratura – ma è comunque organizzata prevedendo all’inizio di ciascuna lezione uno spazio (breve o lungo a seconda dei casi) per le domande dei ragazzi – di qualsiasi tipo esse siano e in qualsiasi lingua. Chiarimenti sulla grammatica o la sintassi, aiuto per comprendere meglio qualche esercizio, curiosità di tipo culturale, problemi di traduzione in testi di canzoni, etc. Quando non ci sono domande (purtroppo nel 99% dei casi), sono io che esorto, che chiedo, che verifico che i ragazzi stiano lavorando a casa; periodicamente controllo i quaderni, scrivo eventuali comunicazioni ai genitori se ritengo che lo studente non stia lavorando adeguatamente.
La parte principale della lezione è dedicata quindi all’esercitazione: i ragazzi devono concentrasi nell’ascolto e sforzarsi di parlare il più possibile solo nella lingua straniera. Per rendere più motivante questa attività, che io ritengo basilare e imprescindibile per un reale apprendimento, cerco di utilizzare materiali (registrazioni – letture – esercizi anche di tipo meccanico) che abbiano il più possibile a che fare con gli interessi dei ragazzi e la realtà contemporanea. Le simulazioni avvengono intorno a situazioni verosimili: una gita all’estero (trasporti – chiedere informazioni – fare acquisti – andare in discoteca o al ristorante, etc.); una festa tra amici (formule per iniziare un discorso, presentarsi, parlare dei propri hobby o interessi, etc.) e così via. Ciò viene alternato ad esercizi “meccanici” tipo drills , esercitazioni di fonetica e corretta pronuncia, giochi di velocità (nella reazione ad uno stimolo di tipo verbale), etc.


Voi capite che è impossibile in poche righe sintetizzare, motivando adeguatamente, scelte metodologiche che dipendono anche da una serie di variabili quali le basi di partenza, il numero di studenti per classe, addirittura in che giorni della settimana sono divise le ore… ma una cosa però vorrei che fosse chiara: l’apprendimento della grammatica non è che un momento di completamento di un certo tipo di lavoro, che si basa fondamentalmente sull’esercitazione orale e la simulazione, che possono essere svolte solo in classe, con la guida dell’insegnante e il contributo di tutto il gruppo classe; determinante sarà quindi la percentuale di ore frequentate.
Il tempo dedicato alle spiegazioni grammaticali è limitato al momento finale, per evitare che l’allievo pensi in italiano e poi traduca, e non ne faccio certo il centro del “programma”. Le nozioni grammaticali, inoltre, sono ben spiegate in italiano nei libri di testo che i ragazzi possono consultare quando vogliono, è quindi uno spreco di tempo riproporre a lungo in classe qualcosa che i ragazzi possono rivedere da soli (considerato anche il fatto che possono fare tutte le domande che vogliono – comprese spiegazioni sulla morfologia e la sintassi – all’inizio della lezione).
Questa mia grande enfasi sull’argomento si deve al fatto che molte persone, invece (sia tra i genitori che tra gli studenti), pensano che conoscere una lingua straniera sia semplicemente conoscerne la grammatica, o saper enunciare delle “regole”. Molti studenti che sperano di risolvere il problema del debito con le lezioni private finiscono per ripassare fino alla nausea formule che descrivono strutture grammaticali che vengono messe in pratica in qualche esercizio scritto, svolto in maniera fredda e talvolta senza neanche capire il significato delle frasi che si sta utilizzando nell’esercizio stesso; non fa seguito nessun consolidamento (pratica costante, giornaliera, letture, ascolto di materiale audio, libere composizioni, etc.). In questo modo molti ragazzi trattano lo studio del linguaggio per compartimenti stagni, e non mettono in relazione la conoscenza della grammatica e della sintassi con la comunicazione reale. C’è da dire che molto spesso dimenticano comunque anche quelle poche nozioni, ignorando perfino il funzionamento elementare della lingua, le sue strutture di base, o se ricordano gli enunciati, non li mettono in pratica in maniera spontanea.
Perché si verifichi un reale apprendimento, è necessario che le regole vengano “dimenticate” – interiorizzate e meccanizzate attraverso l’esercitazione continua e costante, che non può prescindere da tempi inferiori alle due-tre ore la settimana di esercitazione a casa .



COSA DEVONO FARE GLI STUDENTI A CASA



Gli esercizi scritti sono solo una parte dell’esercitazione. Allo studente si chiede anche di ascoltare la cassetta o CD con i dialoghi dell’unità didattica e ripetere a voce alta, tante volte quanto necessario per riprodurre nella maniera più fedele (pronuncia, intonazione, velocità) e comprendendo ciò che si ripete.
Un altro esercizio fondamentale è la libera composizione di testi: descrizioni, riassunti, racconti, dialoghi – qualsiasi cosa che venga in testa di scrivere – almeno uno per settimana!
Se lo studente non è in grado di garantire lo svolgimento in maniera costante e regolare - minimo due ore la settimana in non meno di due diversi giorni - degli esercizi descritti, la scuola non può assicurare né il successo scolastico dello studente, e neanche l’acquisizione delle abilità minime per poter proseguire negli anni successivi.
Per verificare che lo studente stia svolgendo questo lavoro con regolarità, sarà sufficiente consultare il quaderno su cui andrà trascritta la data e l’ora in cui il lavoro è stato svolto, e il tipo di esercizio.

Ex.:
29 sett. 2004 h.15,30 – 15:45 lettura silenziosa brano libro di testo (p.124)

h.15:45 – 16:00 ascolto e ripetizione Unità 7 (p.126)
I genitori troveranno anche sullo stesso quaderno eventuali messaggi che di volta in volta l’insegnante scriverà loro (compresi voti delle verifiche e quant’altro) e che possono essere utili per capire l’andamento dell’attività didattica.
Si fa quindi affidamento sulla collaborazione dei genitori, che controlleranno periodicamente il quaderno dei figli.
A questo scopo si fa presente che, avendo comunicato ai ragazzi queste semplici regole all’inizio delle lezioni durante il mese di settembre, ci si aspetta che uno studente abbia svolto, entro la fine di novembre, attività di esercitazione a casa (verificabili dalle date sul quaderno), perlomeno una quindicina di volte.



Si riassume tutto in pochissimi punti:



  • Studiare una lingua straniera non equivale a studiare semplicemente delle regole di grammatica.


  • La presenza in classe è fondamentale.


  • L’esercitazione in casa deve essere regolare.

  • Ci si aspetta dallo studente che faccia domande o chieda aiuto se si sente in difficoltà.

  • Il recupero in una lingua straniera può risultare più difficile che in altre materie, in quanto non si tratta di acquisire contenuti, ma abilità, e lo studio all’ultimo momento non funziona.


  • Di conseguenza:



  • Un’esercitazione che si limita al ripasso di regole grammaticali e soli esercizi scritti non è sufficiente.

  • Nessuno studente che superi il 25% di ore d’assenza alle lezioni può sperare di ottenere buoni risultati.

  • Nessuno studente che dedichi meno di due ore la settimana all’esercitazione a casa può chiedere alla scuola di “fare di più”.

  • Se uno studente non fa mai domande all’insegnante durante tutto l’anno, non può pretendere, durante gli ultimi due mesi di lezione, che gli si “spieghi” tutto daccapo.

  • I genitori collaboreranno con l’insegnante nel controllo del lavoro svolto a casa e verificheranno periodicamente il numero di assenze (sul cartellino o via internet).



  • Ma come può un genitore verificare che il lavoro in casa si stia svolgendo con reale efficacia e continuità? Questo è un problema che si presenta quando si tratta di giudicare non tanto la quantità, quanto la qualità del lavoro realizzato dai propri figli quando stanno chini alla scrivania…

    Credo che non sia giusto pretendere questo dai genitori, però il solo fatto di andare a controllare può creare le condizioni psicologiche tali da costringere comunque il ragazzo ad affrontare le proprie responsabilità.

    Il docente è invece in grado in qualsiasi momento, durante le esercitazioni in classe, di capire se lo studente stia lavorando adeguatamente. Personalmente non faccio “interrogazioni”, il momento di verifica più efficace è quello in cui l’allievo non si rende conto di essere sotto valutazione. Concorrono comunque a formulare il giudizio finale anche l’impegno, la costanza e il relativo grado di miglioramento rispetto alle basi di partenza. Periodicamente gli studenti vengono informati sul giudizio di profitto, che è normalmente espresso in decimi.


    ALCUNE CONSIDERAZIONI FINALI

    Quando molti genitori di studenti in difficoltà, benché consapevoli del fatto che i loro figli non hanno lavorato con regolarità, mi chiedono, verso Aprile, che cosa si può fare per “recuperare”, è difficile, in quei pochi minuti del colloquio, spiegare perché è scientificamente improbabile che possano migliorare significativamente in così poco tempo.
    Consiglio tuttavia che proseguano, pur con poche speranze di recuperare in maniera sufficiente per quell’anno, il tentativo di mettersi al passo, poiché quel poco che riusciranno a fare (meglio tardi che mai) sarà comunque a loro vantaggio per la prosecuzione dell’attività in futuro.

    Questi studenti potranno solo recuperare attraverso un serio lavoro intensivo durante l’estate (questa volta con almeno sei-sette ore la settimana, cioè almeno un’ora al giorno).

    Ogni volta che mi sbilancio in questo senso, automaticamente la materia viene abbandonata in favore di qualcun’altra più “recuperabile, per ottimizzare gli sforzi e magari evitare una bocciatura. Ma la scuola non è un mercato di nozioni da memorizzare “a cottimo” e finalizzate a sostenere un test, e il debito rischierà di accumularsi in maniera tale da divenire realmente irrecuperabile, poiché nelle classi successive lo studente non avrà più le basi sufficienti per partecipare all’attività didattica, che viene programmata sulla base delle competenze medie di quella classe.

    Credo che tutto ciò che ho detto possa valere per qualsiasi materia, se intendiamo insegnarla in maniera da fornire non tanto nozioni quanto strumenti e metodi perché lo studente possa nella vita essere autonomo.

    Io credo che la gestione consapevole del lavoro a casa possa aiutare i ragazzi a diventare adulti, apprendere un metodo, assumersi delle responsabilità. Speriamo che i genitori condividano questi obiettivi.


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