Recensione del corto PLAY
Data:
Argomento: Liceo Cinema




Grande successo di critica dell'ultimo corto prodotto dal Laboratorio Cinema del Liceo, arrivato alla quinta edizione!

Un lavoro veramente apprezzabile se si considera che è stato svelto in un periodo dell'anno particolarmente impegnativo e in tempi record!

Bravissimi tutti i ragazzi, che hanno ideato il soggetto e scritto la sceneggiatura, curato la grafica, partecipato in qualità di attori e assistenti tecnici, seguito le fasi del montaggio sotto la competente guida del regista Samuel Usai, una vera colonna per il Progetto Cinema, attivo nel settore cultura di Porto Torres con la sua associazione "La Camera Chiara".

Un grazie particolare alla curatrice del progetto, Prof.ssa Susi Del Priore, senza la cui pazienza e perseveranza non si sarebbe davvero riusciti ad organizzare i lavori e al Prof. Vittorio Pilosu.


... e ora la consueta recensione!






Il corto PLAY sembrerebbe configurarsi come la naturale conclusione di una trilogia che, iniziata con ZERO e seguita da SCOLARIS, potremmo intitolare “School Nightmare”, ma non c’è da preoccuparsi: anche questa volta l’incubo si rivela essere sempre e solo nella testa di chi lo vive e non nella realtà, sia come sogno (Zero), che come personale psicosi (Scolaris) o, in questo caso, un’errata interpretazione di ciò che si vede.

La trilogia trova anche una sua coerenza nella struttura narrativa e nei linguaggi (inquadrature, ritmo e “suoni”) ormai riconoscibili e apprezzati stilemi del regista, Samuel F.Usai, che ha guidato durante questi ultimi cinque anni i ragazzi, attraverso il “fare”, a “capire e sentire” in maniera cinematografica.

Il terzo elemento è naturalmente il set, e cioè le valenze espressive degli spazi del nostro istituto, che ormai nell’immaginario collettivo sono associati alla claustrofobia dei lunghi corridoi e al senso di straniante solitudine delle ampie aule speciali.
Alla fine però si scopre che ciò che vedevamo come ostile e sinistro è in realtà non solo innocuo, ma addirittura vitale, accogliente e festoso.

Se ancora non avete visto il corto, non voglio svelare troppo. Giusto alcuni suggerimenti che, se credete, potete decidere comunque di leggere dopo la visione.

State continuando? Beh, peggio per voi, io vi ho avvertito.

Il titolo lo conoscete già, e quindi non svelo niente se vi dico che la tematica principale è suggerita dal nome, ma opportunamente e volutamente “criptato”, per coloro che ancora non lo conoscono, all’interno dell’opera eseguita con abile creatività dal nostro writer Paolo Masala e integrata nella suggestiva locandina di Luca Maiorani.

Ebbene, che significa “play”? (Clicca il tasto e lo saprai) - Ok, giochiamo.
Certi giochi, però, effettivamente, paiono piuttosto inquietanti.
Come quelli evocati dal bambino di kubrickiana “luccicanza” (un altro rimando “citazione nella citazione” al corto Zero).

Conoscere le regole del gioco (o dei giochi) può aiutarvi, altrimenti potete interrogare un qualsiasi Matusalemme come noi.

Giochiamo ai quattro…..ai quattro……? Ma che quattro mori!!!
Va be’, è vero, siamo sardi, c’è un tipo che veramente sembra uno dei Quattro Mori (ma è solo un accecato Bazzzzzoni, nel suo ultimo cameo).
Allora forse conoscete questo: uno, due, tre…….? …BUM!?! Come non detto.

Sarà come al solito ad una frazione di secondo dalla fine che si chiarirà la natura degli strani comportamenti, incomprensibili perché ormai abbandonati, e presenti forse solo nei cortili dei nostri ricordi.

Finalmente la protagonista (una Chiara Manunta ispirata che mostra un convincente spaesamento), ad un passo dal sentirsi catturata nella rete (della palestra!) dei suoi minacciosi persecutori (tutti simpaticamente truci tranne uno, ad essere sinceri), ha un momento di illuminazione - ha trovato la chiave: tutte quelle facce vogliono solo il suo foulard, che lei concede, liberata e felice, per partecipare finalmente a quel gioioso gioco che si chiama vita.

mgp








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