In memoria di Gianfranco Correnti
Data:
Argomento: in memoriam


Si è tenuta ieri per il quarto anno in Auditorium la cerimonia di premiazione dei ragazzi che hanno partecipato al concorso - borsa di studio dedicata all'amato Prof. Correnti.
Il primo premio è andato alla studentessa Marta Zoccheddu di 1B , il secondo premio alla studentessa Martina Chessa di 2B.




Un riconoscimento particolare anche agli studenti Saverio Zura di 1 A e Francesca Ligas di 2 B che si sono comunque distinti per la qualità della loro traduzione.

Anche quest'anno sono felice di aver avuto l'opportunità di dedicargli un discorso, che qui trascrivo per quanti non abbiano potuto partecipare all'incontro.


E’ sempre un piacere, anche se misto ad un senso di mestizia, ricordare un amico e professore che della scuola aveva fatto una palestra di vita. Palestra perché col suo modo di insegnare non perdeva occasione per spronare i suoi allievi ad un impegno da profondere con l’intento di migliorare le proprie performances ( scusate il termine albionico o cispadano che sia che, però, sostituisco subito con quello più classico di successo…..), proprio come avviene in una palestra sportiva, dove all’atleta si chiede di dare il meglio di se stesso, elevando i suoi risultati più in alto possibile. Ad meliora semper et etiam in schola quae magistra vitae est.
Questa frase latina, per rimanere nel settore specifico, mi offre l’opportunità di evidenziare un aspetto privilegiato da Gianfranco Correnti; così approfitto di questo breve intervento che non vuole essere laudativo della persona, ma semplicemente la rilettura di un metodo teorico-pratico che non si concludeva certamente nell’aula. Il prof Correnti pretendeva, ed anche molto, dai suoi studenti e spesso parlando con i colleghi - ed io lo ricordo molto bene - metteva l’accento sul disimpegno di alcuni che consideravano lo studio come qualcosa che non li toccasse da vicino, qualcosa che non riguardasse il loro avvenire, ma fosse semplicemente un momento di noioso studio per l’interrogazione e per non prendere un brutto voto, la qual cosa avrebbe potuto guastare i rapporti con i genitori e magari causare la penalizzazione sulle uscite serali e sulle attività sportive.

Qualcuno diceva che fosse un po’ duro, che non lasciasse scampo ai poveri studenti, che facesse sentir loro il fiato sulle spalle; evidentemente costoro non hanno voluto impegnarsi a conoscerlo bene ed hanno preferito vederlo solo superficialmente. Mentre invece molti studenti che hanno avuto la fortuna di averlo come docente la pensano con maggiore correttezza ed autocritica e dicono che doveva agire così e che lo faceva per il loro bene e che se si comportava in quella maniera, che poteva apparire, talvolta, oppressiva e autoritaria, lo faceva solo con coloro che dimostravano scarso interesse per gli impegni scolastici.

Per dimostrare quanto ho detto non ho alcuna intenzione di individuarne le giustificazioni metodologiche o filosofiche ma, molto più semplicemente, scelgo di estrapolare qualche espressione delle tante che sono state scritte in occasione della sua scomparsa e che si trovano tuttora nell’archivio del sito del Liceo: tutti coloro che hanno scritto hanno messo in evidenza almeno uno dei tre aspetti principali dell’attività di Gianfranco, aspetti che un collega, con breve e scultoreo giudizio, ha definito così: un uomo colto, intelligente, allegro

. Dalla serie di interventi ricavo solo alcune frasi che mi pare colpiscano proprio nel segno in merito a ciò che desidero evidenziare.

* E nel mio cuore rimarranno i ricordi dei due anni in cui sono stato suo alunno.

* speravo ti svegliassi e dicessi una delle tue tante battute ironiche ma invece no…

* Le nostre lacrime erano piccole gocce d' amore, il nostro pianto un modo per dire che persona grande è professor Correnti.. Il nostro modo per urlare che non la dimenticheremo mai!!

* …. perchè di lei avevo grande stima sia come professore che come uomo. Mi ricordo quando entrava in classe fischiettando, si sedeva e iniziava ad agitare il libro per il sorteggio delle interrogazioni, cosa strana uscivo sempre io e come al solito facevo scena muta, e lei mi prendeva in giro con la sua faccia buffa. L'anno scorso quando la incontrai al campo sportivo rimasi molto felice, anche perché parlare con lei era un grande piacere.

* Ricordiamoci soltanto delle risate, della gioia di una classe liceale, di quei tempi che non torneranno più, di quando il tempo era solo davanti... Sa che le dico? - Quando ci ritroveremo da qualche parte se arriverò in ritardo potrà applicare tutte le regole che aveva inventato per i ritardatari, senza interrogazioni e voti però, parleremo solo della nostra vita, piccola piccola.

* era un grande uomo

* …. prendeva sul serio il suo lavoro, il suo ruolo di insegnante, ma prima di tutto di educatore; sapeva far sentire ognuno dei suoi alunni una persona speciale; credeva nelle capacità di tutti, dal più bravo a quello che aveva meno voglia di studiare voleva sempre tirare fuori il massimo da ognuno di noi, e ci riusciva; sapeva farsi rispettare e amare allo stesso tempo

* Sono contenta di averla conosciuta, sono contenta che sia stato l'insegnante dei miei due figli. Mi piaceva, e mi piace ancora, il rapporto che lei è riuscito ad instaurare con loro perché esiste ancora, un legame forte, vero, costruito con materie prime semplici che ognuno di noi può utilizzare, non costano niente.. sono l'amore per il proprio lavoro e l'amore grande per i ragazzi spesso considerati superficiali, distratti, ma che invece hanno solo bisogno di venire a contatto con le persone giuste, perché loro come delle spugne, quando ci sono dei valori sanno assorbire il meglio. * Ricordo il suo forte senso didattico, la sua meticolosità, la sua severità ma anche la sua ironia e un sarcasmo pungente che denotava grande intelligenza. Un modo per appassionare e rendere meno noiosa la lezione e la scuola.

Penso che ciò sia sufficiente e che non ci sia altro da aggiungere. Le espressioni risentono senza dubbio del momento particolarmente emotivo ed intenso nel quale sono state pensate e scritte, e perciò usate con qualche amplificazione; però non mi paiono molto lontane dalla verità. Oggi vogliamo ricordare una persona semplice come noi, che con semplicità e capacità ha nobilitato la sua professione, e che ha indicato una delle tante vie che si possono percorrere nell’insegnamento o nella vita. Grazie a questo amico e grazie a voi che ci date occasione di ricordarlo.

Penso di fare cosa a lui gradita se gli offro questo tentativo di esprimere gli stessi pensieri in latino.

Exulto quotiens, etsi cum maerore quidquid miscitur, memorare possim sodalem et magistrum, qui scholae palaestram vitae efficit. Palaestra quia personali modo istituendi occasionem non amittebat ut discipulis suis magnam operam et diligentiam offerret quo meliores haberent successus, quomodo in palaestra ludorum fit , ubi ab athletis melius quaeritur ut prosperiores exitus quam maxime habeant. Ad meliora semper et etiam in schola quae vitae magistra est.
Id quod cum evidentia omnibus praesentibus proferre velim istis paucis verbis quae nolunt personam laudare sed simpliciter lecturam efficere docendi rationis quae certe in aula non perficiebatur.
Magister noster multum exigebat a discipulis suis, et saepe cum sodalibus loquens - adhuc hodie bene memini – lamentabat nullum officium alicuius qui studium putabat aliquid alienum a se, aliquid nullius utilitatis ad futurum praebendum, sed credebat tempus ad studium dicatum esse taediosum, aut adaptum ut interrogatio pararetur neve pessimum iudicium magistri acciperet, quod iudicium amicitiam cum parentibus vitiare potuisset et forsan exitus serotinos aut activitates ludicas avertere.
Erant qui dicerent illum paulisper asperum esse, miseris discipulis nullam salutem aut spem relinquere, ipsis semper incumbere sicut inimicum ab alto; hi non recte iudicaverunt neque funditus eum cognoscere voluerunt. Multi alii discipuli autem, qui fortunam secundam habuerunt eum melius cognoscendi, putant iure ab illo docente sic agendum esse, et hoc fecisse ad bonum omnium efficiendum, et hoc modo, qui tunc molestum et imperiosum videri poterat, gessisse solum his qui studium et officia discipulorum, nimia cum tranquillitate, omittebant.
Quae nuper dixi non demonstrandae esse reputo, quia philosophia non in verbis sed in rebus est, igitur educere malo simpliciter aliquot verba ex his quae scripta sunt tempore suae mortis et quae in nostrae scholae situ interretiali inveniuntur: omnes qui aliqua meditatione partem capere luctuosae rei voluerunt in lucem praetulerunt saltem aspectum ex praecipuis sollertiae nostri amici extincti, aspectus quos illius collega iudicio brevi et statuario perfecte sic definivit: homo erat doctus, intelligens et hilaris.
Hoc sufficit, nihil aliud addendum est. Verba sine dubio commotionem et rem particularem sapiunt et amplifice usa sunt; sed mihi non videntur a vero disiuncta. Hodie commemorare volumus hominem simplicem tamquam nos, qui magna cum subtilitate doctrinaque studium nobilitavit et viam inter multas indicavit quod iter in docendo et in vivendo persequi possumus.
Gratias amico isti et vobis qui opportunitatem offertis eum memorandi.


Giuseppe Bruno





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